L’ Elastosonografia Shear-Wave è un esame complementare all’ecografia tradizionale perché evidenzia le proprietà elastiche del materiale, andando ad arricchire l’informazione pervenuta attraverso la semplice ecografia. Questa indagine utilizza la forza acustica creata da un impulso focalizzato di ultrasuoni che, a sua volta, genera delle onde di pressione a propagazione trasversale (shear waves) in grado di deformare i tessuti.
L’ecografo, quindi, calcola la velocità di propagazione delle onde di pressione trasversali per analizzare l’elasticità del tessuto dato che la velocità di propagazione delle onde è correlata alla rigidità e alla viscosità del tessuto: le onde viaggiano a maggior velocità nei tessuti rigidi rispetto ai tessuti non rigidi.
L’applicazione in campo medico dell’elastografia parte da due presupposti fondamentali: esistono differenze significative nelle proprietà meccaniche dei vari tessuti molte patologie determinano un cambiamento dell’elasticità tessutale
L’integrazione delle tecniche di elastografia con il sistema ecografico tradizionale consente di aumentare il potere diagnostico durante le indagini di routine, combinando l’informazione utile garantita da entrambi i sistemi.

Una massa palpabile non visualizzata con la mammografia SWE mostra una mappa di elasticità eterogenea e bordi irregolari.
Nel caso delle lesioni alla mammella, la corretta identificazione delle lesioni attraverso una diagnosi precoce consente di ottenere alte percentuali di guarigione dei pazienti e offre la garanzia di interventi sempre meno mutilanti e invasivi, evitando il ricorso alla chemioterapia.
L’ecografia viene utilizzata come esame complementare alla visita senologica ed alla mammografia nelle situazioni dubbie a causa di un seno troppo denso incrementando la sensibilità della mammografia sia per le lesioni palpabili che non palpabili. I benefici a livello diagnostico apportati dall’Elastosonografia Shear Wave attraverso la tecnica Supersonic Shear Imaging (SSI) rispetto all’ecografia tradizionale sono stati valutati in numerosi esperimenti e hanno mostrato come l’elastosonografia possa essere utilizzata con successo per la diagnosi delle lesioni alla mammella, data la differenza significativa nel valore medio dell’elasticità per quanto concerne le lesioni maligne e benigne. L’aggiunta di informazione relativa all’analisi elastosonografica con metodologia Supersonic Shear Imaging (SSI) consente di migliorare la specificità e l’accuratezza nell’analisi delle lesioni mammarie soprattutto grazie all’innovativo feature-colore che rappresenta qualitativamente e visivamente il modulo di Young.
Un altro punto di forza dell’elastosonografia lo si ha nelle lesioni epatiche. La fibrosi epatica rappresenta la caratteristica principale delle patologie croniche epatiche più rilevanti (epatite B, epatite C, epatopatia alcolica e la steatopatite non alcolica) che evolvono nel loro stadio terminale in cirrosi epatica.
L’efficacia della valutazione elastosonografica delle patologie del fegato è dovuta alla stretta correlazione tra fibrosi e rigidità del tessuto epatico e rappresenta un metodo non invasivo e rapido per determinare l’entità della fibrosi. Non presenta inoltre alcuni dei limiti associati alla biopsia, come il costo dell’esame diagnostico, e la sensibilità a malattie concomitanti proprie dei marcatori e costituisce uno strumento complementare ed innovativo di notevole importanza nelle diagnosi delle patologie croniche del fegato.

Misurazione della rigidità del fegato con SWE in un paziente con cirrosi epatica